Tiroide e gravidanza: cosa cambia durante i 9 mesi?
La gravidanza è un momento delicato per la salute femminile, e le questioni legate alla tiroide rappresentano una delle principali preoccupazioni dopo il diabete gestazionale. Durante i nove mesi di gestazione, è cruciale monitorare attentamente la funzionalità tiroidea al fine di evitare possibili rischi per la salute della madre e del bambino.
Cambiamenti della tiroide in gravidanza
Durante la gravidanza, la tiroide subisce diversi cambiamenti fisiologici, tra cui un aumento del volume della ghiandola e modificazioni nella produzione degli ormoni tiroidei. Questi cambiamenti sono in parte influenzati dai livelli di Beta hCG, l'ormone principale della gravidanza, che stimola la produzione di ormoni e la crescita della ghiandola, soprattutto durante il primo trimestre.
Problemi e rischi legati alla tiroide in gravidanza
Le alterazioni della funzione tiroidea, come l'ipotiroidismo e l'ipertiroidismo, possono suscitare preoccupazioni durante la gravidanza, ma sono trattabili con terapie specifiche. Le pazienti già in trattamento per disturbi tiroidei dovrebbero consultare il loro endocrinologo non appena scoprono di essere in attesa, per adattare tempestivamente le terapie in corso. È fondamentale mantenere i trattamenti prescritti durante la gestazione, poiché un controllo adeguato della funzione tiroidea è essenziale per il corretto svolgimento della gravidanza.
Anche le future mamme che sviluppano un'alterazione della funzione tiroidea dopo l'inizio della gravidanza dovrebbero consultare un endocrinologo per valutare la necessità di un trattamento. Durante il primo trimestre di gravidanza, si osserva un abbassamento fisiologico del TSH, l'ormone che regola la tiroide, e un leggero aumento della T4. Tuttavia, è importante accertarsi che queste variazioni degli ormoni siano entro i limiti fisiologici della ghiandola.
Particolarmente critico è il caso dell'ipotiroidismo, caratterizzato da un aumento del TSH e una diminuzione degli ormoni tiroidei circolanti (FT3 e FT4). In queste situazioni, spesso è necessario avviare una terapia sostitutiva con ormoni tiroidei per compensare la ridotta funzione della ghiandola e garantire un adeguato apporto di ormoni al feto. La sintomatologia clinica dell'alterata funzione tiroidea può essere sfumata e facilmente confusa con sintomi aspecifici tipici delle prime fasi della gravidanza. L'ipotiroidismo e l'ipertiroidismo, se non trattati, possono avere conseguenze gravi sulla salute della madre e del feto, aumentando il rischio di complicazioni come aborto spontaneo, parto pretermine, preeclampsia, ipertensione, emorragia post-partum e basso peso del neonato alla nascita.
Prevenzione e trattamento delle disfunzioni tiroidee in gravidanza
La diagnosi precoce delle disfunzioni tiroidee in gravidanza è fondamentale per garantire un adeguato monitoraggio e trattamento. Un'accurata anamnesi durante il periodo preconcezionale e una vigilanza costante durante la gestazione sono pratiche di rilevanza clinica. Al momento della conferma della gravidanza, è consigliabile che il ginecologo includa, tra gli esami di laboratorio, il dosaggio del TSH (ormone stimolante la tiroide) e degli ormoni tiroidei. Qualsiasi alterazione nei valori dovrebbe indurre il medico a consigliare alla paziente di consultare un endocrinologo per valutare la necessità di un eventuale trattamento. Inoltre, durante la gravidanza, è cruciale garantire un adeguato apporto di iodio alla gestante. Questo può essere ottenuto non solo attraverso una dieta bilanciata, ma anche tramite l'assunzione di integratori specifici contenenti iodio, sotto la supervisione del medico curante.
L'importanza dell'assunzione di iodio in gravidanza
Lo iodio, fondamentale per la produzione degli ormoni tiroidei, assume un ruolo di particolare rilevanza durante la gravidanza. Durante questo periodo, il fabbisogno giornaliero di iodio aumenta significativamente a causa di diversi fattori fisiologici, come l'aumento del volume ematico e delle perdite urinarie, e l'aumento fisiologico della produzione di ormoni tiroidei per l'aumento delle proteine di trasporto.
L'assunzione di iodio deve essere garantita non solo attraverso una dieta ricca di alimenti iodati come pesce, uova, carne e latte, ma anche tramite l'utilizzo del sale iodato. È importante sottolineare che l'uso di sale iodato dovrebbe essere incoraggiato indipendentemente dalla gravidanza, poiché numerosi studi hanno dimostrato i suoi benefici, soprattutto se iniziato prima del concepimento.
L'uso di sale iodato, nel rispetto dell'apporto giornaliero consigliato di sodio, assicura un adeguato apporto di 150 mcg/giorno di iodio. Tuttavia, durante la gestazione, il fabbisogno di iodio aumenta fino a circa 250 mcg/giorno, rendendo spesso necessario integrare la dieta con specifici integratori di iodio, sempre sotto la supervisione del medico curante.
Il consiglio quindi è di utilizzare sempre sale iodato in quantità moderate e, durante la gravidanza, consultare il ginecologo o l'endocrinologo per valutare l'opportunità di assumere integratori specifici, garantendo così un adeguato apporto di iodio per la salute della madre e del bambino.
Conclusioni
La gestione della salute tiroidea durante la gravidanza richiede un approccio attento e personalizzato. Monitoraggio regolare, diagnosi precoce e un'adeguata assunzione di iodio sono fondamentali per garantire una gravidanza sana e ridurre il rischio di complicazioni sia per la madre che per il bambino.
Consultare sempre il proprio medico per qualsiasi dubbio o problema legato alla tiroide durante la gravidanza.
FONTE: https://www.topdoctors.it/articoli-medici/tiroide-e-gravidanza-cosa-cambia-durante-i-9-mesi/